Articolo della Dott.ssa Sonia Sorgiovanni formatrice del nostro Corso di formazione “Alunni NAI. Strumenti e strategie per l’accoglienza e l’inclusione“
Chi sono i NAI
Con la sigla NAI si indicano gli studenti Neo Arrivati in Italia; si tratta di bambini e ragazzi che, provenienti dall’estero, continuano la loro formazione scolastica nel nostro Paese: sono alunni con cittadinanza straniera che ancora non parlano italiano o conoscono poco la nostra lingua.
Spesso rientrano in questa categoria anche giovani inseriti nel nostro contesto scolastico da un paio di anni ma che presentano ancora esigenze didattiche specifiche a causa di difficoltà di tipo linguistico.
All’interno di questo complesso e variegato panorama, l’inclusione non rappresenta solo uno dei principali obiettivi della scuola, bensì incarna una sfida educativa di più ampio respiro, che valica i confini dell’aula e approda nel territorio e nella società che accoglie gli studenti NAI.
Diritto allo studio
Per garantire il diritto allo studio di questi alunni, la cui prima attenzione giunge dalla nostra Carta Costituzionale, e da altri riferimenti normativi a seguire, le istituzioni scolastiche hanno il compito di elaborare piani di accoglienza e strumenti didattici per un loro proficuo inserimento nelle classi.
Svariati sono, quindi, i criteri secondo i quali optare per un tipo di percorso invece che per un altro; sarà pertanto la professionalità dei docenti e del personale scolastico tutto, di concerto quanto più possibile con la famiglia e con la rete di riferimento, a pianificare un itinerario educativo-didattico funzionale allo sviluppo delle competenze linguistiche, e sociali, dell’allievo NAI.
A livello documentale, vengono in nostro soccorso i Piani per l’accoglienza degli alunni Nai, i Piani Didattici Personalizzati, le valutazioni personalizzate, che tutelano e guidano l’attività dei docenti nell’adattare e semplificare materiali, strumenti, percorsi, e garantiscono allo studente un’attenzione alle proprie fragilità, ai cosiddetti bisogni educativi speciali.
In pratica
In termini operativi, un interesse particolare bisogna rivolgerlo a quelle metodologie attive e innovative sul cui impianto si basano le strategie di intervento più funzionali ed efficaci a colmare, gradualmente, la distanza linguistica e le difficoltà di comprensione e interazione dell’alunno straniero neo arrivato in Italia.
Il peer tutoring e le attività di cooperative learning svolte in piccolo gruppo, rappresentano una buona occasione per sviluppare abilità linguistiche e per implementare le competenze socio-relazionali: il primo passo per un incontro di culture all’insegna non solo dell’inclusione, ma anche, come ci ricordano le Indicazioni nazionali, secondo il principio per cui la diversità e le differenze devo essere considerate come un valore irrinunciabile. Il learning by doing, che permette di apprendere nuovi contenuti attraverso un approccio pratico, laboratoriale, e perché no, ludico; le attività di gioco, calibrate sulla fascia di età di intervento, rimangono le più efficaci, poiché accattivanti, motivanti. Esse svolgono inoltre la preminente funzione di insegnare il rispetto dei ruoli, delle regole e dell’altro. Le ICT sono un canale privilegiato per intervenire sui materiali e sui contenuti di studio (e di verifica).
Le tecnologie digitali, infatti, sono sempre più uno strumento didattico di fondamentale importanza per la costruzione delle competenze di tutti gli alunni, rappresentando dei validi ‘mediatori’ per la realizzazione di strategie didattiche inclusive e coinvolgenti.
L’efficacia dell’insegnamento-apprendimento di cui sono complici le ICT si basa sul fatto che esse coinvolgono diversi aspetti: relazionali, operativi, metodologici, didattici, tecnici. Per quanto concerne l’aspetto relazionale, da non sottovalutare in presenza di studenti che si trovano da poco in un contesto socio-culturale molto diverso da quello di origine, l’utilizzo di strumenti tecnologici favorisce il raggiungimento degli obiettivi che si intende perseguire, in quanto devices e Internet sono percepiti dagli allievi ‘nativi digitali’ come strumenti familiari.
Considerazioni
Tuttavia, nonostante le innumerevoli risorse al servizio della didattica, ciò su cui investire rimane comunque il capitale umano: l’amore della famiglia, la professionalità e il buon senso del corpo docenti, le capacità dei professionisti del settore che compartecipano alla realizzazione di un progetto educativo condiviso, affinché quanto proposto tra i banchi di scuola sia portatore di valori quali l’accoglienza, l’equità, l’inclusione.
In una delle più grandi sfide contemporanee che investono il nostro sistema educativo e di istruzione, la rete familiare e professionale rimane il baluardo più significativo contro la dispersione scolastica e sociale, in un’ottica di scambio e condivisione, di confronto e collaborazione tramite cui garantire un impegno attivo e fattivo nel rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che possano impedire il pieno sviluppo della persona umana, tutelando il successo formativo e lavorativo, e la piena partecipazione di tutti e di ciascuno alla vita sociale.
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