Carta della Cultura e Carta del Merito: i nuovi Bonus per i nati nel 2005
Abbiamo tutti letto dell’introduzione dei nuovi Bonus (che non si chiameranno più Bonus) per i 18enni, che saranno validi per i nati nel 2005. Questi alunni, tra l’altro, affronteranno (presumibilmente) l’Esame di Stato a Giugno 2024.
I nati nel 2004, fruiranno del Bonus Cultura da 500,00 euro come già previsto: per loro, nulla di diverso.
Per i neo diciottenni nati nel 2005, è stato previsto un meccanismo diverso che prevede due diverse misure, cumulabili tra loro, per un totale (eventuale) di 1.000,00€.
Una misura è basata sul reddito ed un’altra, sul merito.
Come funzionerà per i nati nel 2005?
I requisiti per ottenere Carta della Cultura e Carta del Merito, ciascuno del valore di 500,00€, sono in sostanza due, e possono verificarsi in alternativa o simultaneamente:
- Carta della Cultura: l’alunno deve avere un ISEE familiare fino a 35.000 €
- Carta del Merito: l’alunno deve ottenere una votazione di 100/100 alla Maturità.
Gli acquisti ammessi utilizzando i soldi del Bonus sono sostanzialmente gli stessi che erano possibili nel 2023: musica, teatro, libri, musei, eventi culturali.
Fin qui tutto chiaro. Facciamo insieme un’analisi ulteriore di questo cambiamento.
Prima di tutto non tutti i 18enni potranno usufruire almeno di una delle misure, poiché dipende dal reddito. Peccato: tutti i cittadini che diventano maggiorenni potrebbero costituire per la società un “bene” su cui investire, indipendentemente dal reddito familiare. I 18enni più abbienti possono forse anche non leggere o non andare a teatro (per far qualche esempio)…Tanto sono già acculturati e stimolati perché abbienti? Oppure, vista in altro modo: che si arrangino le loro famiglie…a noi non interessa in cosa investono i loro genitori. È un punto di vista, ma non è irrilevante perché tutto ha un peso nella formazione dei nostri ragazzi ed è corretto interrogarsi sui messaggi che vengono trasmessi attraverso determinate decisioni istituzionali.
Secondariamente (solo perché bisogna pur dire le cose in ordine…), il voto di Maturità come criterio per stabilire ulteriormente il merito, risulta convincente? Dipende anche qui dai punti di vista. O meglio, meno diplomaticamente: non nel nostro sistema scolastico.
Ho sentito per anni (quasi 25) le seguenti frasi, dette un po’ da tutti: …Ma il voto non conta! – Il voto non ti definisce come persona! Il voto ti fornisce un feedback sulla preparazione in un dato argomento e in dato periodo della scolarizzazione…e tante altre frasi fatte.
Le ragazze ed i ragazzi, non ci hanno mai creduto. A quanto pare, hanno avuto ragione.
Il voto di Maturità diviene misura del merito. Non come ti comporti con i professori e gli insegnanti, o come ti sei dimostrato negli anni: disposto alla crescita, all’impegno, magari solidale, educato, generoso, creativo, simpatico…No. Questo a noi non interessa, ragazzi: conta il voto. Poi, come lo abbiate raggiunto, non fa la differenza.
Collegare la Carta del Merito al voto della Maturità significa correre il rischio di veicolare questo messaggio.
Anche se non è vero: nel voto di Maturità dovrebbero essere considerate tutte le cose che ho appena scritto: la scuola deve formare, quindi l’esito finale comprende anche il comportamento, gli atteggiamenti, ecc…
Allora, se i ragazzi devono crederci, tante cose nella realtà devono cambiare.
È opinabile? Sto esprimendo un’opinione discutibile? No. La realtà è che ognuno a scuola valuta a suo modo. Che spesso nei consigli di Classe i colleghi non parlano tra loro. Che alcuni addirittura si comportano in modo ostile nei confronti degli alunni e dei colleghi stessi. Che ci sono insegnanti di ogni età che ancora vietano agli studenti di usare un dizionario elettronico di Greco, che fanno affermazioni giudicanti nei confronti degli adolescenti senza riflettere, senza farsi una domanda, rifiutandosi di imparare, di cambiare… La realtà è che la scuola è un luogo di relazioni complesse, nel quale tuttavia, ad essere valutati sembrano solo le studentesse e gli studenti.
Quindi ne discende:
Se il merito, tradotto in termini quantitativi dal voto di Maturità, sarà uno dei requisiti per accedere alla Carta, allora crescerà la responsabilità degli insegnanti nel rendere la didattica davvero accessibile a tutti, nel rendere la valutazione equa e formativa in base ai requisiti degli studenti, e per tutto l’arco degli anni scolastici.
Mi sembra ovvio che garantire l’inclusione sarà ancora più importante.
Il merito non deve essere visto solo dal punto di vista dell’impegno posto in essere dall’alunno, ma anche dal punto di vista di chi insegna e ha scelto questa professione. In una scuola autorevole e non autoritaria, il messaggio educativo principale è veicolato dall’esempio e passa anche attraverso il fare per primi il proprio lavoro con competenza.
Eppure, ancora sento dire che alla Maturità ci sono “troppi promossi” e “troppi Cento”. Lo dicono spesso commentatori che vanno di moda per un certo periodo. Ma sono luoghi comuni.
Forse, una scuola che funzioni bene, dovrebbe garantire proprio questo: raggiungere buoni risultati anche grazie ad una didattica che tiene conto di chi sei tu e non solo dei programmi da svolgere…
Anzi, togliamo pure il forse. Questa non è un’opinione. Questa, è l’inclusione scolastica.
Cristina Franceschini
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