Video e articolo della Dott.ssa Cristina Franceschini per la “Rubrica Domande e Risposte“
Prima di cominciare, ricordiamo che l’ADHD, o meglio Sindrome da Deficit di Attenzione, può presentarsi sostanzialmente in tre forme:
ADHD sottotipo disattento
ADHD sottotipo iperattivo
ADHD sottotipo combinato (disattento e iperattivo)
In tutti i casi, uno degli aspetti fondamentali che caratterizzano l’ADHD, è la difficoltà nel mantenere un AROUSAL efficace per la regolazione dell’attenzione. L’arousal può essere definito come lo stato di vigilanza e di reattività dell’organismo in risposta ad uno stimolo.
Sul basso livello di arousal presentato dai soggetti con ADHD, influisce soprattutto una scarsa produzione di una sostanza, la dopamina: un neurotrasmettitore, conosciuto anche come “ormone della gratificazione”, che contribuisce a numerose funzioni.
Tra queste, le più importanti funzioni della dopamina, sono:
– il controllo del movimento
– la sensazione di piacere connessa a stimoli appaganti
– l’attenzione e l’apprendimento
– la memoria di lavoro
– la regolazione del ritmo sonno-veglia
La persona con ADHD ha tipicamente difficoltà riferite a queste aree.
Come sanno bene molti di noi, un alunno con un sistema nervoso di tipo ADHD non sarà in grado di usare l’idea dell’importanza del compito o della ricompensa differita, per cominciare e portare a termine un compito poco gratificante: questo nostro alunno di solito, non riesce a portare a termine delle attività per il solo dovere di farle.
Per ottenere un cambiamento nel suo atteggiamento nei confronti del compito bisogna:
- rendere quest’ultimo attivo e dinamico,
- scomporlo nelle sue parti affinché non risulti troppo lungo e noioso,
- evitare la ripetizione;
- è utile anche accettare che lo studente spazi tra compiti diversi tra loro, tra le varie discipline scolastiche.
- possiamo anche invitarlo ad affrontare i compiti di apprendimento insieme ad un suo coetaneo, con cui si trovi bene e che sia maggiormente “autoregolato”.
- è molto importante anche fornire feedback positivi ed incoraggiarlo spesso.
Infine, non dimentichiamo che la prima gratificazione è una relazione autentica, nella quale la persona si senta accolta con le sue caratteristiche e percepisca che i nostri suggerimenti nei suoi confronti mirano ad alleviare il suo disagio ed a potenziare i suoi punti di forza, non semplicemente a correggerlo
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